La celebre e gloriosa storia calcistica dell’AC Milan racchiude un’epoca segnata dal talento sconfinato, di tre artisti del pallone. La loro fama fu talmente tanta che venne coniata per l’occasione una sigla Gre-No-Li, che stanno rispettivamente per Gunnar Gren, Gunnar Nordahl e Niels Liedholm, i tre attaccanti svedesi che vengono ancora ricordati oggi per la loro immensa classe. I nordici vinsero il campionato nel 1951, successivamente nel 1955 Niels e Liedholm vinsero lo scudetto senza Gren che era approdato alla Fiorentina e infine quando anche Nordahl lasciò Milano per approdare alla Roma Liedholm vinse nuovamente lo scudetto nelle annate 1957 e 1959. Gren vesti la maglia rossonera dal 1949 al 1953, collezionando in totale 133 presenze e mettendo a segno 38 reti, Liedholm giocò per i rossoneri dal 1949 al 1951, giocando ben 359 gare e segnando 81 reti. Discorso a parte per Nordahl che indossò la maglia rossonera dal 1949 al 1956, avendo all’attivo 257 presenze e avendo messo a segno la bellezza di 210 reti, ad oggi il fenomenale centravanti svedese è il terzo marcatore più prolifico della serie A, con 225 goal, alle spalle di Silvio Piola e Francesco Totti.
Zlatan Ibrahimovic cominciò la sua esperienza rossonera nell’estate del 2010, quando un certo Adriano Galliani, lo strappò dalle grinfie del Barcellona, approfittando dei dissapori tra Ibra e Guardiola. Il primo Milan di Ibra annoverava calciatori di spessore, Robinho, Ronaldinho che di lì a poco sarebbe andato via, il giovane e talentuoso Pato, i senatori Seedorf, Gattuso, Ambrosini, una squadra che di certo non aveva bisogno di presentazioni. Ricca di campioni, la ciliegina sulla torta fu proprio lui, risultato? Uno scudetto tutto da gustare, poi nella stagione successiva un tonfo, tanto rammarico per uno scudetto bis accarezzato. Il gigante svedese chiuse la sua prima esperienza rossonera nel 2012, la sua cessione avvenuta in contemporanea con quella di Thiago Silva al PSG provocò un malumore generale tra i tifosi, delusi da questa decisione.
Il Ritorno di Zlatan avvenne con stupore nel gennaio 2020, arrivato a Milanello però troverà un ambiente totalmente differente, un gruppo di giovani, una squadra in cerca di un nuovo progetto, un cantiere, non un esercito di soldati già pronti, situazione agli antipodi rispetto alla prima esperienza e qui che Ibra, grazie alla sua grande personalità avrà un impatto ben più incisivo. Nonostante i giornali parlassero di un calciatore finito ormai, troppo vecchio per essere competitivo nel campionato del Belpaese, Zlatan non ha aspettato e ha replicato a suon di goal, assist e soprattutto con la sua straordinaria leadership ha rilanciato le ambizioni del club. Lo score dello svedese è incredibile, in 32 presenze ben 24 reti per lui, ma il suo impatto è qualcosa di straordinario, una squadra giovane e insicura si è trasformato in un gruppo affiatato e combattivo, che non lascia nulla al caso, che non si arrende mai, contro ogni pronostico il Milan è attualmente secondo in classifica, con l’obiettivo di centrare la qualificazione in Champions che manca ormai da ben 7 anni. Le statistiche parlano chiaro, i numeri dicono ben 93 presenze in rossonero e 66 goal, numeri importanti che sottolineano quanto realmente abbia inciso. Il Campione però con se ha portato una giovanissima promessa del calcio svedese, il centravanti classe 2003 Emil Roback, attaccante dal fisico longilineo è molto rapido e fa della corsa la sua arma migliore, può essere impiegato sia come prima punta che come esterno d’attacco, finora nel campionato primavera ha giocato 8 partite condite da una sola rete, chissà che il futuro non possa riservargli un posto nella Hall of fame dei grandi attaccanti svedesi.
Antonio Ciancio