Sport e Scuola: un “incontro” di serie A
Chi non ha un ricordo piacevole della scuola, correlato ai giochi in giardino e all’attività motoria, scagli la prima… palla! Nella memoria studentesca di ognuno di noi sono impresse le lezioni di Educazione fisica (Educazione motoria, Corpo e movimento o come è stata ed è definita nei vari ordini di scuola), gli esercizi in palestra o intorno agli edifici, in attesa della “partitella” di pallavolo, calcio, basket tra compagni di classe: l’importante era liberare le energie soffocate durante le lezioni delle materie ritenute “importanti”, quelle che fanno crescere, che istruiscono, che preparano alla vita. A distanza di più di trent’anni, passando dall’altra parte della barricata, ravviso negli studenti gli stessi desideri, bisogni, quella bramosia di muoversi, esprimersi attraverso il corpo, di cimentarsi in “partitelle” che non hanno un fine ben preciso, se non quello di mettersi diversamente alla prova. A non essere cambiato, in sostanza, è anche il modo di concepire la disciplina, da parte delle Istituzioni e di conseguenza dei docenti, stimata in base alle ore settimanali (la quantità non determina la qualità dell’insegnamento né la valenza educativa), al livello culturale degli insegnanti responsabili (comunque laureati e titolati), ai materiali e strumenti per insegnarla e studiarla (non ci sono libri di testo –non è detto – o risorse tradizionali di studio). L’Educazione fisica continua ad essere sacrificata, relegata insieme ad altre Educazioni nell’ambito delle discipline di cui si può fare a meno, anche se, paradossalmente, sono quelle in cui gli alunni potrebbero esprimersi meglio, mostrando abilità e competenze trasversali, utili per valutare aspetti di materie di “alto rango”, come l’Italiano e la Matematica. Ancora oggi, nonostante siano in vigore documenti nazionali che la qualificano da un punto di vista epistemologico e pedagogico, l’Educazione fisica, in molti casi, è associata a svago, divertimento, premio, liberazione, ricreazione, gioco, contrapponendosi così alle altre materie, caratterizzate invece da sacrificio, impegno, rigore scientifico, preparazione, applicazione e chi più ne ha più ne metta. In questo ultimo periodo, è stata ulteriormente vessata dalla pandemia perché incompatibile con la Didattica a distanza e difficile da conciliare con la Didattica della ripartenza e Integrata. A riportarla in auge potrebbe essere invece un’altra “novità” di questo bizzarro anno scolastico, ossia la sperimentazione dell’ “Educazione civica” in tutti gli ordini di scuola; infatti, tra i Nuclei fondanti stabiliti dalle Legge 92 del 2019 e dalle Linee guida, si trovano i temi del benessere psico-fisico, della sana alimentazione, della percezione e consapevolezza del proprio corpo, per il raggiungimento di uno stato di Salute vista non solo come assenza di malattia ma come equilibrio e armonia tra strutture, funzioni e attività, inserite in un contesto sociale di vita (visione bio-psico-sociale dell’ICF- Classificazione internazionale del funzionamento umano dell’Organizzazione Mondiale della Sanità). Da referente per l’ Educazione civica dell’Istituto Comprensivo “Maria Montessori” di Roma in cui insegno, mi sento di consigliare ai docenti, che quest’anno avranno l’onore e l’onere di progettare la disciplina, di contemplare (laddove sia possibile e nel rispetto dei livelli raggiunti dagli studenti e dalle risorse disponibili) l’Educazione fisica tra i possibili serbatoi da cui attingere contenuti, pratiche e modalità utili alla programmazione delle 33 ore previste dalla Legge. Visto il carattere trasversale e interdisciplinare della “nuova” materia, argomenti come lo Sport, per esempio, possono trovare uno spazio dignitoso, sostanziale e sostanzioso, rompendo così quegli schemi rigidi e vetusti che fanno dell’attività fisica a scuola una mera occasione di divagazione dalle fatiche degli studi che contano. Nelle scuole di ogni ordine e grado non sono mancati e non mancheranno, magari in un futuro più roseo e libero da paure e lacci, occasioni per ampliare l’offerta formativa con progetti e iniziative che avvalorano i percorsi didattici e rappresentano “campi” di prova per la manifestazione e la valutazione di dimensioni dell’individuo più globali, di comportamenti e atteggiamenti previsti dalle competenze europee: “Sport di classe” nella scuola primaria, “Scuole aperte allo Sport” nella secondaria di primo grado e “I campionati studenteschi” in quella di secondo grado, realizzati dal MIUR in collaborazione con il CONI; i progetti finanziati, promossi da enti locali, agenzie e associazioni dei territori più vicini alle realtà scolastiche, o condotti da operatori singoli esterni ed interni alla scuola, che trattano sport o discipline a vari livelli. L’Educazione fisica è la materia che, insieme a poche altre, sempre rientranti nel novero delle Educazioni, ha maggiori contatti con gli ambienti di apprendimento non formale e informale, a quelli cioè che appartengono alla sfera esperienziale dell’alunno/studente e che a volte entrano in conflitto con la Scuola tradizionalmente intesa: “Se non studi non vai a calcio” (dice la mamma al proprio figlio); “Per il calcio stai prendendo voti bassi” (dice l’insegnante al proprio alunno). Scuola e Sport non sono in antitesi! Bisognerebbe creare un concreto e continuo terreno di confronto e dialogo tra i due ambiti, per consentire a bambini e bambine, ragazzi e ragazze di crescere in armonia, senza preconcetti, false idee e pensieri dicotomici. Non provarci sarebbe il solo e vero… peccato!
Marco Pellegrino